LUIGI LORENZI ALL' ARTESTUDIO

Può accadere di entrare in una galleria d' arte per caso: non ci si è andati appositamente. Ci si è passati accanto e giacchè si era lì si è andati a dare un' occhiata.
Poi può succedere che appena si è entrati e ci si è guardati intorno ci si faccia dei rimproveri: se non venivo qui per caso mi perdevo un incontro come questo. A me è capitato giorni fa all' Artestudio. L'ambiente è piccolo ed ha quindi i suoi inconvenienti ma il messaggio dell' artista è immediato, aggressivo.
Luigi Lorenzi stava in un angolo in compagnia di un amico, raccolto, quasi a voler evitare di interferire con le sue creazioni. La sua arte consiste nel plasmare la pietra, il legno ed anche il ferro. Nella mostra dominavano le sculture in pietra. Una pietra particolare: la pietra di fiume, grigia e levigata dai torrenti di montagna.
Si comprende che la scelta della materia deve essere per lui già un momento di ispirazione perchè la materia è funzionale alla sua espressività. Viene da pensare al teatro, alle tragedie greche e ai grandi interpreti dei sentimenti umani. Universali perchè connaturati al destino dell' uomo senza distinzioni di ceti sociali, di culture o di razze. Lorenzi in modo originale e suggestivo ripropone il raccoglimento, il dramma ed il dolore.
Con forme plastiche e rotondeggianti cui il colore grigio conferisce solennità ad un capo reclinato o a due mani strette intorno al capo.
Vicino è posta una scultura in legno slanciata raffigurante l' amore come un antidoto.
Mi sono trattenuto brevemente con l' artista. Sembra più giovane di quanto in realtà non sia (è nato nel 1947 sull' Appennino Modenese). Conserva il candore e la modestia della gente di montagna. Gli auguro di essere conosciuto da un pubblico sempre più vasto.

Modena 1986

Giovanni Noera

 
     
   
     
     
 
 

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